In occasione dell'assemblea annuale di Federmeccanica, il presidente Fabio Storchi si è soffermato sui cambiamenti dell'industria moderna: “La tecnologia digitale, la disponibilità di hardware e MEMS a basso costo, ha fatto si che alla velleitaria 'complicazione' dell’automazione degli anni Ottanta, si sia sostituita una 'complessità' governabile attraverso l’osmosi tra le soluzioni digitali e la persona. Questo è, in ultima analisi, Industry 4.0”.
Una situazione che, secondo Storchi, porterà a “un’organizzazione del lavoro meno gerarchica, con lavoratori in grado di assumersi sempre maggiori responsabilità, capaci di prendere decisioni, anche importanti, in piena autonomia”.
Per far questo, però, servono le 'giuste' competenze: “Non parliamo di competenze tecniche specifiche, queste cambiano da impresa a impresa, ma di quelle soft skills che consentono ai nostri collaboratori di adattarsi a scenari complessi e mutevoli allo stesso tempo. Nasceranno nuove professionalità e nuove figure manageriali. Pensiamo al data analyst, che dovrà aiutare le imprese nell'interpretare i miliardi di dati che la nuova catena digitale produrrà in continuazione. O, ancora, a chi dovrà gestire i servizi connessi con prodotti sempre più digitalizzati, anche nel rapporto con il cliente dopo che il prodotto è stato venduto. Ciò che deve essere chiaro è che per ottenere il massimo dalle tecnologie che concorrono a formare Industry 4.0, le imprese dovranno prepararsi alla propria trasformazione digitale”.
Ma Storchi smentisce anche quanti “guardano a Industry 4.0 come all’anticamera del licenziamento per soppressione del posto di lavoro. Non sarà così: il lavoro, al contrario, ci sarà. Ci sarà se realizzeremo gli investimenti in tecnologia indispensabili per aumentare la produttività dei nostri collaboratori e se ci occuperemo della loro formazione e valorizzazione”.