Un universo di 588 aziende che occupano 27.906 addetti, generando un fatturato di 6.197 milioni di euro (dato 2015, con una lieve flessione del -0,4% rispetto al 2014), realizzato per l’80,7% sui mercati internazionali (5.003 milioni di euro) e per il 19,3% (1.194 milioni di euro) su quello nazionale. È questa l’istantanea che emerge dalla quarta Indagine Statistica Nazionale del settore dei costruttori italiani di macchine per il confezionamento e l’imballaggio, realizzata dal Centro Studi di Ucima, l’associazione nazionale di categoria.
L’80,7% del fatturato è realizzato all’estero, principalmente in Unione Europea, Asia e Europa Extra Ue. I primi cinque mercati di destinazione sono Stati Uniti, Francia, Germania, Cina e Turchia. Sui mercati esteri, le performance migliori sono state registrate dal settore cliente definito “Altro”, che comprende principalmente le tecnologie per le industrie del tabacco e del tissue (+13,5%), seguito dalle vendite all’industria cosmetica (+10,2%), e da quella farmaceutica (+8,4%).
In termini assoluti, invece, il settore cliente principale è quello del beverage che registra vendite per 1.525 milioni di euro, seguito dal food con 1.334 milioni di euro e dal settore altro che genera 913 milioni di euro. Seguono le vendite al settore farmaceutico (851 milioni di euro), cosmetico (227 milioni di euro), e all’industria chimica e dell’home care (153 milioni di euro).
Le vendite sul mercato italiano continuano a mostrare un trend positivo. Nei dodici mesi del 2015, le vendite in Italia sono state pari a 1.194 milioni di euro, in crescita dell’1,9% sul 2014. Sul mercato domestico le crescite maggiori sono state registrate nelle vendite all’industria farmaceutica (+23,3%), da quelle al settore denominato “Altro” (+7,6%), e dall’industria alimentare che cresce, però, di un modesto +0,4%.
L’analisi del comparto per classe di fatturato evidenzia una netta preponderanza di aziende di piccole dimensioni. Quelle con fatturati fino a 5 milioni di euro costituiscono il 66% del totale, ma contribuiscono soltanto per il 9,9% al totale del fatturato di settore. Sono invece solamente il 7,8% le aziende con fatturati superiori a 25 milioni di euro, pur generando la quota più significativa (65,7%) del volume d’affari complessivo.
La maggior parte delle aziende è localizzata in Emilia Romagna (36,2%) dove viene prodotto il 62,8% del fatturato totale. Seguono Lombardia (28,1% delle aziende e 16,8% del fatturato), Veneto (12,6% delle aziende e 9,7% del fatturato) e Piemonte (10,5% delle aziende e 5,6% del fatturato).
Concentrando l’analisi sulla propensione esportativa delle aziende, si rilevano notevoli differenze nel presidio dei diversi mercati. Le aziende più piccole (fino a 2,5 milioni di euro) realizzano più della metà del proprio giro d’affari (55,6%) sul mercato italiano. La percentuale di vendite sul mercato domestico va via via diminuendo con l’aumentare della dimensione aziendale, arrivando per le imprese più grandi (oltre 50 milioni di Euro) a rappresentare solamente il 9,8% del fatturato.
“Nei primi tre mesi del 2016 è proseguita la frenata in alcuni importanti mercati di sbocco delle nostre tecnologie”, dichiara il presidente di Ucima, Enrico Aureli (in foto). “Tali cali diffusi, solo in parte compensati da buone performance in altri Paesi, hanno determinato un calo del 10% nel nostro export. Risulta però in crescita la raccolta ordini nei primi quattro mesi dell’anno. Siamo pertanto fiduciosi di riuscire a migliorare i risultati raggiunti a fine 2015.
Secondo l’analisi previsionale sulla domanda mondiale di macchine packaging realizzata dal Centro Studi Ucima e denominata “Cubo”, infatti, alla fine del prossimo triennio il valore del mercato mondiale raggiungerà un valore di 42,7 miliardi di euro, con una crescita annua stimata del 5,4%.