La Giornata Mondiale dell'Acqua, celebrata il 22 marzo, è stata dedicata al ruolo centrale che l'acqua svolge nella creazione di posti di lavoro. Ma, in Italia, è stata soprattutto l'occasione per rifocalizzare l'attenzione sul grave ritardo nel rispetto di alcune importanti direttive europee relative alla gestione delle risorse idriche e sul governo delle acque, poiché il nostro Paese è inadempiente nei confronti di alcune importanti direttive europee, dalla depurazione dei reflui (Direttiva 91/271/CEE) alla Direttiva Quadro Acque (Direttiva 2000/60/CE).
Entro la fine del 2015, infatti, doveva essere raggiunto un “buono stato ecologico” dei corpi idrici. Un obiettivo che, per gli Stati membri, era stato fissato 15 anni fa. Al contrario, come ha rilevato lo studio WISE - The Water Information System for Europe, solo il 25% dei corpi idrici italiani ha uno stato ecologico buono o ottimo. Il restante 75% ha uno stato ecologico inferiore a buono o non è stato classificato. Un trend, questo, creato anche dal mancato rispetto della Direttiva 91/271/CEE sulla depurazione dei reflui.
Una situazione in seguito alla quale sono state aperte tre procedure di infrazione per l'Italia, che hanno portato in un caso alla messa in mora, mentre negli altri due si è molto vicini alla definizione delle sanzioni. Nella peggiore delle ipotesi l'Italia sarebbe condannata a pagare sanzioni per circa 700 milioni di euro all'anno. Questo comporterebbe, per ogni italiano, un costo di ulteriori 12 euro.
Secondo una stima elaborata da Federutility, per adeguare il servizio idrico integrato italiano a livelli elevati sarebbe necessario un investimento compreso tra 80 e 90 euro per abitante/anno, la metà dei quali sarebbe investiti nel processo di depurazione. Una corretta valutazione dei costi, però, deve prendere in considerazione anche il danno ambientale. Infatti, sulla basi di uno studio elaborato dalla Regione Emilia Romagna, un'insufficiente depurazione costa, mediamente, circa 60 euro per abitante/anno. Una cifra che, sommata alla probabile sanzione cui sarebbe soggetto il nostro Paese, sarebbe analoga al costo necessario per poter disporre di acque correttamente depurate.