Secondo uno studio di Unimpresa, redatto sulla scorta dei dati della Banca d'Italia, nell’ultimo anno le aziende hanno registrato una riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 7,5 miliardi (-2,45%) da 307 a 300 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 25,6 miliardi (-6,38%) da 402 a 376 miliardi. In controtendenza solo i prestiti di breve periodo (fino a 5 anni), cresciuti di 11 miliardi (+9,14%) da 122 a 133 miliardi.
In totale, lo stock di finanziamenti alle imprese è comunque sceso da 832 a 809 miliardi con una diminuzione di 22 miliardi (-3,44%).
Il Credit crunch è però giustificabile anche dall'aumento delle sofferenze bancarie: negli ultimi 12 mesi, da marzo 2014 a marzo 2015, sono cresciute del 15% arrivando a sfiorare i 190 miliardi di euro, in aumento di oltre 25 miliardi.
La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (134 miliardi). Superano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono al 13% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’11% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di quattro anni, quindi, sono più che raddoppiate.
Secondo lo studio dell’associazione, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 116 a 135 miliardi (+15,90%) in aumento di 18,5 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,5 miliardi da 14 a 15,4 miliardi (+10,78%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,3 a 4 miliardi (+72,08%) con 1,6 miliardi miliardi in più.